Pixel Facebook LCP""
KPI6 Logo

Twitter contro Musk: gli utenti abbandonano e vedono in Mastodon un degno sostituto?

Il 10 novembre 2022 la casa farmaceutica Eli Lilly ha perso miliardi di dollari in borsa nella sola giornata per colpa di… un tweet. Un utente aveva pagato per ottenere la spunta blu – considerata dal grande pubblico simbolo di autenticità di un profilo nei social media – si è spacciato per l’azienda e ha dichiarato di cominciare a vendere insulina gratuitamente. Di esempi del genere, in quel periodo, se ne sono verificati numerosi mettendo nel mirino l’integrità di molti altri brand e personaggi famosi. Intimoriti dalla brutta piega che stava prendendo Twitter, alcuni colossi, tra cui Apple e Amazon, hanno deciso di ritirare le proprie pubblicità all’interno del social per settimane, altri nomi noti addirittura hanno preso la drastica decisione di lasciare la piattaforma, come il marchio d’abbigliamento di lusso Balenciaga. Ma come si è arrivati al punto da avere un terremoto del genere su Twitter, tanto che circa nell’ultimo mese e mezzo la maggior parte degli utenti ne parla male, dall’analisi effettuata attraverso il software KPI6, e milioni di persone abbiano deciso di abbandonare per spostarsi in un altro social network?

L’origine di tutto ciò si deve al passaggio di proprietà avvenuto a fine ottobre, quando Elon Musk ha acquisito il social network per 44 miliardi di dollari dopo mesi di tira e molla. Si tratta del primo cambiamento epocale nella storia di Twitter. Un evento capace di generare un alone di scetticismo riguardo al futuro della piattaforma, poiché come riporta il New York Times, “offre al signor Musk alcuni vantaggi. A differenza delle società quotate in borsa, le aziende private non sono tenute a rendere pubbliche le loro performance con cadenza trimestrale. Sono inoltre soggette a un minore controllo normativo e possono essere controllate più strettamente da un proprietario. Ciò significa che il signor Musk può modificare Twitter, anche per quanto riguarda le regole sui contenuti della piattaforma, le sue finanze e le sue priorità, senza dover tenere conto delle preoccupazioni del pubblico degli investitori”. A rendere ancora più preoccupante la situazione ci ha pensato lo stesso Musk direttamente sul proprio profilo.

La “politica” dell’uomo più ricco del mondo, una volta insediatosi a capo della famosa piattaforma di microblogging, riflette su due temi principali: diminuire drasticamente il numero di account fake su Twitter e migliorare la remunerazione di un’azienda che non gode della stessa stabilità economica degli altri principali concorrenti (i guadagni di Facebook, Instagram e TikTok attraverso le pubblicità sono imparagonabili). L’idea di far pagare un compenso a chiunque volesse ricevere la cosiddetta “spunta blu”, abbonandosi ad una sorta di servizio premium di Twitter per 8 dollari al mese e garantendo loro maggiore visibilità, aveva l’intento di risolvere entrambe le problematiche, scoraggiando i profili falsi a restare aperti e rendendo così il social più appetibile agli inserzionisti, oltre ad avere un nuovo flusso di entrate, più sicuro. Tuttavia, la nuova funzionalità ha prodotto gli effetti opposti, alcuni di questi anticipati in apertura di articolo, costringendo Musk a sospendere l’opzione a pagamento pochi giorni dopo.

Ha suscitato polemiche inoltre la volontà del nuovo CEO di Twitter di modificare le politiche di moderazione dei contenuti. Dal primo giorno Elon Musk ha messo al centro del suo progetto il free speech, ossia la totale libertà di espressione e il porsi contro ogni forma di “politicamente corretto” che, a suo parere, la starebbe limitando all’interno del social. Una scelta che avrebbe riaperto le porte, come è poi accaduto nelle settimane seguenti, all’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump e ad altri personaggi in precedenza bannati dallo stesso social network, destando malumori da parte di una significativa fetta di iscritti.

La maggior parte degli utenti critica il “nuovo” Twitter

Ma cosa ne pensano di Twitter gli italiani attivi sulla piattaforma? Dal passaggio di consegne in poi oltre 30mila persone si sono sfogate all’interno del social, esprimendo la propria opinione in positivo e in negativo. Sfruttando l’intelligenza artificiale del software KPI6, abbiamo raccolto e analizzato tutte le conversazioni che parlano di Twitter su Twitter, per capire se c’è stata davvero una volontà comune di spostarsi su un altro social simile per timore che la piattaforma potesse chiudere o addirittura fallire sotto le mani di Musk.

Nel primo mese della nuova gestione si sono registrati due picchi di conversazioni a tema Twitter ed Elon Musk sulla piattaforma. Il primo nel giorno dell’annuncio della spunta blu a pagamento; il secondo, ancora più rilevante, a seguito della notizia delle dimissioni di massa dei dipendenti e i malfunzionamenti

dell’app.

1. timeline Twitter - Kpi6 - Twitter contro Musk: gli utenti abbandonano e vedono in Mastodon un degno sostituto?
2. sentiment Twitter - Kpi6 - Twitter contro Musk: gli utenti abbandonano e vedono in Mastodon un degno sostituto?

In questo periodo prevale un sentimento di disapprovazione nei confronti dell’amministrazione e degli atteggiamenti del nuovo proprietario del social. Molti temono nello scenario più catastrofico che il social rischi di chiudere presto (addirittura nel giorno in cui se ne parla di più entra in tendenza l’hashtag #RIPTwitter), qualcuno ironizza affermando di essere triste di non poter commentare il prossimo Sanremo. Soltanto una piccola percentuale crede ancora nelle capacità dell’uomo più ricco del mondo di dare una svolta in positivo a Twitter, nonostante l’inizio in picchiata, mentre c’è chi pensa a un metodo per non perdere la cerchia virtuale di amici che aveva creato.

La migrazione da Twitter a Mastodon si rivela presto un flop

L’esigenza di migrare in un altro social è confermata dal fatto che più si parla di Twitter, più si cita allo stesso tempo Mastodon. Mastodon è un social network open source che presenta molte analogie con Twitter, ma a differenza di quest’ultimo è distribuito su più server controllati da società diverse (chiunque può aprirne uno) che comunicano tra loro tramite il fediverso, in modo che non possa finire totalmente sotto il controllo di un singolo proprietario. Per questo motivo gli utenti hanno visto nella piattaforma fondata nel 2016 una valida alternativa. Nella prima metà del mese di novembre Mastodon ha ottenuto un boom di iscritti da tutto il mondo. I tweet diventano toot, i retweet si trasformano in boost. Un social creato senza fini di lucro, che non presenta pubblicità, non raccoglie dati di terze parti e si autosostiene con le donazioni: aspetti innovativi rispetto ai concorrenti più noti che probabilmente spingono le persone a registrarsi.

Abbiamo così deciso di monitorare su KPI6 anche i tweet riguardanti Mastodon scoprendo che, tuttavia, il nuovo social di tendenza pare non aver riscosso il successo che ci si potesse attendere. Se fino ai primi giorni di novembre prevaleva un sentiment positivo e l’idea generale che potesse rappresentare una valida alternativa a Twitter, da quando invece è scoppiato il caos delle spunte blu e il nome di Mastodon è entrato prepotentemente in circolazione anche in Italia sono cominciati i problemi. Dal punto di vista tecnico, poiché il numero di utenti attivi è moltiplicato esponenzialmente, appesantendo i server e rendendo lento il caricamento del sito. Ma non solo.

3. timeline Mastodon Twitter - Kpi6 - Twitter contro Musk: gli utenti abbandonano e vedono in Mastodon un degno sostituto?

Ripetute le lamentele di chi trova poco pratico e difficile da comprendere il social, già nel momento in cui ci si deve registrare. In effetti, l’architettura di Mastodon è la peculiarità della piattaforma rispetto alle altre famose: essendo un social distribuito, esso è diviso in tante istanze e chi accede deve selezionarne una tra le tante disponibili, trovandosi così già in crisi su quale preferire. In realtà l’istanza è come scegliere il dominio email: a differenza di quanto si possa credere inizialmente, appartenere ad una non toglie la possibilità di vedere post o interagire con chi fa parte di un’altra. Inoltre, i nuovi arrivati da Twitter trovano esageratamente stringenti le regole di moderazione, soprattutto del linguaggio: quello che potrebbe apparire un punto a favore di Mastodon, ovvero la presenza di sistemi che portano a marchiare, limitare, sospendere o bloccare chi pubblica contenuti inappropriati e offensivi (anche se ogni singola istanza possiede le proprie regole), in realtà si ritorce contro. Chi è appena sbarcato su Mastodon dichiara di fare molta fatica a comunicare con chi è da tempo sul server, come se parlassero due lingue differenti. Non mancano le testimonianze di chi ha deciso di fare dietrofront dopo pochi giorni.

Insomma, la notorietà di Mastodon rischia già di terminare, la parola viene cinguettata sempre meno e il social sembra destinato a fare la fine di altri modelli del recente passato come Clubhouse, dimenticato da tanti e utilizzato da una ristrettissima nicchia dopo aver spopolato per un breve periodo. Intanto, a un mese di distanza dal caos delle spunte blu, Elon Musk sembra aver trovato la quadra: è stato reintrodotto l’abbonamento a Twitter Blue, mentre i profili ufficiali sono riconoscibili dal simboletto di colore oro. Nonostante, secondo un report di Dewey Square Group, la migrazione sia destinata a proseguire – tra i personaggi famosi Elton John è stato uno degli ultimi ad abbandonare la piattaforma – Twitter resta tuttora insostituibile per la stragrande maggioranza e le preoccupazioni per una possibile chiusura dei battenti stanno man mano svanendo.


Scritto da Luca Montanari